I ragazzi della classe 3C hanno pubblicato una recensione sul giornale "Il Resto del Carlino". Accompagnati dalle professoresse Elvira Vittozzi e Valeria Bandini, gli studenti della classe 3C del nostro Liceo hanno assistito allo spettacolo "La Grande Magia" presso il Teatro Bonci di Cesena il giorno 13 febbraio.
In classe, il giorno successivo, hanno lavorato tutti insieme alla scrittura della recensione che è stata pubblicata sul quotidiano "Il Resto del Carlino".
Ecco i testi:
LA GRANDE MALÌA DEL TEATRO E DELLA VITA
“È l’una e mezza perché abbiamo fame o abbiamo fame perché è l’una e mezza?” è la domanda che ci invita a guardare oltre la superficie della realtà. Proprio quando il viaggio tra verità e illusione sembra dilatarsi all’infinito ci rendiamo conto che il gioco è durato solo un attimo. Così si entra nell’universo de “La Grande Magia” di Eduardo De Filippo per la regia di Gabriele Russo, messo in scena al Teatro Bonci di Cesena dal 13 al 16 febbraio 2025.
Nell’atmosfera sospesa e onirica del giardino dell’Hotel Metropole, sottolineata dalle luci fredde verdi-azzurre, va in scena lo spettacolo di magia di Otto Marvuglia che simula la sparizione di Marta Di Spelta. La donna, esasperata dalla gelosia del marito, in realtà fugge con l’amante, lasciando il povero Calogero Di Spelta ad interrogarsi sul suo ritorno, in un gioco prospettico di finzioni e simulazioni.
L’intera messa in scena, con la sua straordinaria malia, gioca un ruolo cruciale nel delineare il confine sottile tra illusione e realtà, sottolineato simbolicamente sullo sfondo da una passerella che appare come sospesa, velata da un pannello che la separa dalla scena principale realistica con elementi naturalistici.
I movimenti degli attori esprimono direttamente la psicologia dei personaggi, inducendo lo spettatore alla ricerca di un senso più profondo. Calogero di Spelta, all’inizio, è rappresentato come un personaggio sicuro di sé, con una postura statica e autorevole, nella granitica e illusoria convinzione di poter controllare la moglie; alla fine, invece, il suo smarrimento interiore, amplificato dalla manipolazione esterna della sua famiglia, lo costringe ad una postura chiusa, curva sotto il peso delle sue nuove e dolorose consapevolezze.
La regia contribuisce a creare un’atmosfera di mistero e suspense, in un continuo gioco di riflessi in cui solo il "terzo occhio", simbolo della capacità di vedere/capire, ci permetterebbe di fare i conti con l’amara verità, come quando nelle scene finali un faro grande mobile illumina fastidiosamente gli spettatori quasi a invitare anche loro a fare i conti con la propria fastidiosa verità.
La commedia di Eduardo va oltre la rappresentazione teatrale, è un affresco profondo sulla condizione umana: mette in scena il tentativo di fuga dalla realtà e la costruzione di illusioni che mascherano le proprie fragilità e paure.
Calogero alla fine sceglierà consapevolmente di vivere immerso nella menzogna, rinchiudendo simbolicamente l’idea platonica della moglie in una scatola, piuttosto che fare i conti con sé stesso.
Il suo esempio ci invita a riflettere su una domanda universale: è meglio vivere una dolce bugia o affrontare la realtà seppur dura? Eduardo De Filippo sembra suggerirci una prospettiva diversa da quella che lo spettacolo sottintende: la realtà, prima o poi, si impone sulle illusioni e solo chi sa affrontarla può vivere libero.
Gli studenti della classe IIIC del Liceo Linguistico “Ilaria Alpi”
IL MONDO MODERNO SOSPESO TRA VERITÀ E FINZIONE
Nonostante l’opera sia stata scritta e ambientata in un contesto storico che pare ormai remoto, cioè nel Secondo dopoguerra, è tuttavia decisamente attuale, capace di rispecchiare dinamiche che appartengono all’essere umano in quanto tale.
Se in passato l’illusione scaturiva unicamente dalla propria ragione, in un momento in cui l’Italia si trovava smarrita, nella necessità di risanare collettivamente le proprie ferite e ritrovare una luce che permettesse di lasciarsi alle spalle l’incubo doloroso della guerra, oggi ci troviamo in un presente soggettivo e personale, talvolta un po’ egoista, in cui non siamo mai soli con noi stessi, ammaliati dal mondo della tecnologia che mostra una realtà amplificata, ma filtrata e artefatta.
Spesso, grazie ai social media, ci costruiamo vite perfette e creiamo una versione migliore di noi per non confrontarci con le nostre insicurezze. Ciò porta a una vita in cui l’apparenza conta più della persona. Proprio come Calogero, ci sentiamo più al sicuro nella nostra gabbia, che ci protegge ma allo stesso tempo ci allontana dal vero.
Eppure, se avessimo il coraggio di usare il nostro terzo occhio senza nasconderci dietro uno schermo, se cominciassimo ad accettare le imperfezioni del mondo e le nostre, diventeremmo padroni di noi stessi e della nostra vita.
Gli studenti della classe IIIC del Liceo Linguistico “Ilaria Alpi”